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Quanto ci vuole per smaltire l’amianto?

L’amianto è una sostanza riconosciuta ormai in Italia come cancerogena e pertanto necessita di essere smaltita nella maniera corretta per evitare danni alla salute e all’ambiente.
Vediamo quindi qual è la normativa che regola questo processo e come comportarsi nella maniera migliore per non incorrere in salate multe e mettere in sicurezza gli edifici e gli ambienti.

Normativa sullo smaltimento dell’amianto

L’amianto si presenta sotto forma di filamenti, caratterizzati da un insieme di cristalli che lo rendono blu, bruno o bianco.
Si tratta di un materiale dotato di ottima resistenza al calore e all’aggressione chimica degli elementi, flessibile e versatile.
Nel decenni passati, in Italia, si è fatto ampio uso dell’amianto e, quando questo è stato decretato sostanza cancerogena di classe 1, è iniziata la sua corsa allo smaltimento.
Non sempre questo avviene come prevede la legge 257/192, che è quella che regola le modalità e il comportamento del privato e delle aziende.
Se ti stai chiedendo quando è obbligatorio rimuovere l’amianto, la norma prevede che questo sia eliminato quando il manufatto presenta dei danneggiamenti ingenti e diffusi e quindi si tema una propagazione della sostanza cancerogena.
Il suo smaltito deve essere eseguito nel giro di 180 giorni, così da garantire la salubrità di aria e falde acquifere.
La procedura è abbastanza laboriosa e prevede la segnalazione al Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro entro 30 giorni dall’inizio del lavoro, tramite pec.
La lesione del materiale, per obbligare allo smaltimento dell’amianto, deve essere superiore al 10% del totale della superficie, monitorando quindi il deterioramento degli oggetti realizzati in questo materiale nel corso del tempo.
Per sapere se un manufatto contiene amianto, bisogna in primo luogo conoscere la sua datazione.
Se questa è posteriore al 1994, allora certamente non sarà presente tale materiale, perché all’epoca la legge già vietava il suo impiego.
Nel caso si procedesse a ritroso rispetto a questa data, allora un tecnico esperto deve eseguire una campionatura e realizzare una relazione.
Nell’eventualità che si appuri la presenza di amianto, non è possibile smaltirlo selvaggiamente ma è necessario utilizzare una discarica apposita per la sua eliminazione.

Come è regolamentato lo smaltimento dell’amianto per i privati

Lo smaltimento dell’amianto da parte del cittadino è un obbligo previsto dalla legge, pertanto se si notano delle anomalie e si appura la sua presenza è opportuno obbligare il vicino o le persone coinvolte a rimuovere l’amianto.
La procedura prevede che, se si nota che un manufatto è danneggiato e potrebbe perdere amianto, vada coperto con appositi teli e messo in sicurezza in attesa di tecnici specializzati.
Il proprietario del manufatto, o l’amministratore di condominio in caso di fabbricati, è responsabile per la presenza di amianto e ha l’obbligo di far redigere un Programma di Controllo e Manutenzione secondo il DM 06/09/94.
Se viene appurata la presenza di amianto per una percentuale del 10% o oltre della superficie, è necessario procedere con l’opera di bonifica, che prevede in primo luogo la rimozione dell’oggetto in sicurezza, isolandolo dall’ambiente ed evitando che il materiale fuoriesca.
In alternativa, se parliamo di manufatti che non possono essere rimossi, è possibile procedere con l’incapsulamento.
Questo consiste nella copertura dell’oggetto con apposite vernici isolanti, che appunto impediscono alla sostanza di inquinare e rendono sicura la presenza del manufatto nell’ambiente, per l’uomo e per il territorio.
Inoltre, se parliamo di fabbricati o di oggetti che non possono essere spostati, viene messo in atto il confinamento, cioè la costruzione di barriere e barricate attorno, per contenere il pericolo in attesa di poter procedere in maniera più netta.
Se il prodotto viene spostato e rimosso, si raggiunge l’apposita discarica più vicina, dove le sostanze cancerogene sono neutralizzate tramite appositi reagenti.
Ogni fase del processo ma anche il deterioramento futuro del manufatto, se lasciato sul posto, deve essere eseguito da appositi tecnici, che elaborano di volta in volta una relazione sullo stato dei luoghi.
L’amianto non può essere rimosso senza autorizzazione e, entro 30 giorni dall’inizio dei lavori, le autorità competenti devono essere messe a conoscenza della situazione tramite apposita pec.
La gestione non autorizzata di rifiuti pericolosi di questo genere prevede sanzioni molto severe, che vanno da 6 mesi a 2 anni di reclusione, con ammende economiche che partono da 2600 euro e arrivano a 26.000 euro.

Come smaltire l’amianto da soli

L’amianto deve essere rimosso solo da personale autorizzato e, coloro che richiedono il servizio, devono appurare che la ditta scelta possieda tutte le certificazioni del caso per eseguire il lavoro a norma di legge, altrimenti risulta responsabile in solido in caso di errori o gestione scorretta del rifiuto pericoloso.
I documenti che devono essere redatti in fase di smaltimento sono diversi e precisi, partendo dalla comunicazione agli uffici Aziende Sanitarie Provinciali competenti e al Formulario che riporta la composizione del manufatto e le caratteristiche del rifiuto, per il quale va prodotto pure un idoneo documento di trasporto.
Se si verificano ritardi nel piano iniziale, comunicato preventivamente tramite pec, è necessario informare lo SPSAL circa il cambio di data entro 48 ore e inviare la nuova documentazione.
Ricorda che non è quindi possibile smaltire l’amianto tramite il fai da te, perché la legge considera cancerogeno il materiale e quindi dannoso in termini ambientali e di salute.
Il suggerimento è quindi di rivolgersi a una ditta seria e affidabile, che gestirà non solo la parte pratica ma anche tutto l’iter burocratico, affinché il soggetto principale agisca a norma di legge e non possa subire sanzioni.
A controllare le aziende che bonificano l’amianto sono direttamente le Aziende Sanitarie Provinciali, che verificano l’idoneità del personale, dei macchinari usati e il rispetto dei tempi prestabiliti.
Per quanto riguarda le famiglie e le attività, esistono dei bonus fiscali assimilabili a quelli per la ristrutturazione edilizia, per tutti coloro che segnalano e bonificano manufatti in amianto come colonne di scarico, tettoie e coperture di vario genere, pluviali e canne fumarie, detraendo il 50% delle spese nella successiva dichiarazione dei redditi.